Fragile Surface
IED x Artribune
A partire da settembre 2022 IED sta realizzando 6 copertine della rivista Artribune.
I temi centrali della contemporaneità quali: i labili confini tra le discipline artistiche, la contaminazione tra Arte e Tecnologia, il rapporto Uomo/Natura, l’intersezione tra Reale e Virtuale saranno raccontati attraverso immagini e contenuti multimediali realizzati da studenti e alumni. L’approccio multidisciplinare da sempre al centro della metodologia didattica di IED e dei contenuti di Artribune permetterà inoltre un approfondimento sulle discipline artistiche e progettuali coinvolte nei lavori selezionati e dei loro confini sempre più labili e sovrapposti. Ogni copertina, realizzata in esclusiva per Artribune, sarà quindi il simbolo della soglia da attraversare per immergersi nella profondità e nella poliedricità del progetto. La fragile superficie da rompere per potersi avventurare nell’immaginazione iperconnessa dei designer.
SURFACE #2: La copertina
Stop Making Boring Art
Il viaggio tra la multidisciplinarità delle Arti prosegue attraverso il lavoro Stop Making Boring Art sviluppato da Andrea Crespi artista del 22° secolo e Alumno dei corsi IED in Product Design e Art Direction
SURFACE #2: Il progetto
Stop Making Boring Art
Stop Making Boring Art è un’opera-manifesto che invita a riflettere sul senso dell’arte in un mondo dove tutto è già stato creato, ma soprattutto, un grande stop contro le regole di mercato ribaltando ogni logica. Andrea Crespi prende le distanze da tutto ciò che viene considerato tradizionale e conservatorio, adottando un’estetica e un’etica anticonvenzionale e portando avanti messaggi diretti, immediati e virali.
La sua è una frase che invita al rinnovamento, all’ideazione e creazione consapevole, alla ricerca e alla sperimentazione continua. Solo avendo coraggio e mettendosi sempre in gioco, andando oltre la zona artistica di comfort, il risultato della produzione non potrà mai essere noioso, pur restando squisitamente soggettivo.
Testo di Alisia Viola
Andrea Crespi
Andrea Crespi nasce il 3 agosto 1992 a Varese. Si diploma in Product Design a Milano presso lo IED e prosegue la sua formazione in Art Direction.
Andrea intraprende subito una carriera improntata sulla comunicazione e le arti visive e parallelamente al suo lavoro di art director in un’agenzia creativa di Lugano in Svizzera, inizia il suo percorso artistico realizzando le sue opere come autodidatta e condividendole sul suo profilo Instagram. La costanza e la determinazione e la continua sperimentazione lo hanno aiutato a far riconoscere il valore del suo lavoro a livello internazionale. Decide così durante la prima pandemia, in un momento storico pieno di incertezza sul futuro, di lasciare il suo lavoro a tempo indeterminato per seguire la sua vera natura, aprire il suo studio e investire tutto il suo tempo e le sue energie nel progetto artistico. Oltre a realizzare opere di grande impatto visivo dove bellezza e provocazione sono temi centrali, collabora con importanti brand e organizzazioni no-profit.
Ritratto di Leonardo Sassi
La ricerca di Andrea
Andrea Crespi è un artista visivo il cui lavoro si sviluppa nella continua indagine di diversi media e temi tra cui illusione ottica, sociale trasformazione, la rivoluzione digitale, che si concretizza nell'interpretazione di mutamenti culturali contemporanei che lo vedono spesso impegnato in diverse opere di beneficenza e iniziative di solidarietà. La ricerca di Andrea identifica l'arte come strumento di percezione e di analisi veritiera attraverso la ricerca della bellezza, che talvolta si manifesta in un intimo ritratto personale ed erotico di esso.
I soggetti proposti spesso ripensano le icone culturali in funzione di una multipla narrazione della realtà che ci circonda. Sfruttando la fluidità della memoria, ogni opera si ridefinisce attraverso il filtro della contemporaneità, diventando così
una testimonianza del nostro tempo.
Gli Amanti
Vandalizing Art Will Not Save The World
Propaganda
Nel panorama dei media di oggi un messaggio deve essere molto polarizzante per risuonare.
Il lavoro di Andrea Crespi propone una forte dialettica tra tecniche digitali e icone della storia dell’arte, che rivelano un immaginario nuovo e fresco, creando una cultura di grande impatto identitario e innesto di stilemi mediante la fruizione dell'arte ottica. Reinterpretando la cultura attraverso la sinergia tra la storia dell’arte e la contemporaneità, sfrutta l'attuale rapido accesso ai contenuti visivi sui social media.
Poiché spesso si esibisce come pittore dal vivo, Andrea condivide il processo di creazione con un pubblico ignaro dell'esito del gesto artistico, che segue pazientemente la reiterazione di linee nere. La meraviglia negli occhi degli spettatori rappresenta l’innesco per un nuovo modo di apprezzare i capolavori a cui tutti siamo in qualche modo abituati data la condivisione eccessiva delle loro immagini. Fornendo un nuovo sguardo ai simboli della storia dell'arte, Andrea fornisce una nuova illusione contro la disillusione popolare.
Comunicando in modo fortemente visivo e diretto, le opere di Andrea delineano un forte immaginario collettivo che raggiunge facilmente più generazioni, soprattutto le native del web e dei social network, riflettendo sul concetto della viralità e sui meccanismi alla base di queste piattaforme, favorendo un messaggio di positività rivolto a tutti.
Considerando l'arte come la più alta forma di bellezza, Andrea Crespi riflette su come gli algoritmi di censura dei media considerano i corpi nudi. Attraverso la rivisitazione del nudo femminile sfida la consolidata interpretazione della decenza adottando famosi capolavori scultorei o dipinti del passato e fondendoli con i corpi reali del presente. Così Andrea mira ad aprire un discorso sulle diverse modalità della censura, riflettendo sul potere del pubblico di attribuire un personale significato alle immagini, delineando il concetto secondo cui il come guardiamo alle cose sia tanto importante e potente quanto il cosa stiamo guardando.
La società contemporanea impone ritmi che gli esseri umani non hanno sempre seguito. Nuove modalità di accesso all'arte vedono regolarmente la luce mentre i mercati in evoluzione esplorano sistemi alternativi per il loro consumo.
È difficile concentrarsi oggi. Ogni giorno veniamo bombardati da messaggi provenienti da media diversi, spesso contraddittori, quindi talvolta decodificare ciò che stiamo guardando o cercando risulta estremamente impegnativo.
Con l'uso dell’illusione ottica, le opere di Andrea Crespi invitano il pubblico a fare un passo indietro per decifrarlo, apparentemente aggiungendo complessità alla fruizione del messaggio, ma in realtà permettendoci di prenderci il tempo giusto per leggere i testi o le immagini nascoste tra le linee.
Gli studi hanno dimostrato che il tempo medio che una persona trascorre a guardarli in mostra o in un museo oscilla tra i 15 e i 30 secondi. È abbastanza tempo per realizzare ciò che l'immagine rappresenta, ma di solito non abbastanza per farlo completamente.
Posizionando livelli aggiuntivi tra le immagini e creando una stratificazione di linee infinite che non si toccano mai, Andrea costruisce innumerevoli vie che lo spettatore può percorrere e interpretare liberamente