Fragile Surface
IED x Artribune
A partire da settembre 2022 stiamo realizzando le copertine della rivista Artribune.
Per il secondo anno di collaborazione abbiamo scelto di affidarci ai temi delle più importanti manifestazioni di arte e design, prendere in prestito spunti di riflessione e restituire immagini potenti ma fragili. Superfici sottili che racchiudono complessi punti di vista. Le biennali (triennali - quadriennali - quinquennali) sono l’occasione per artisti e designer di riflettere sugli argomenti centrali della contemporaneità. Partendo da manifestazioni del recente passato e tenendo in considerazione le tematiche delle prossime, cercheremo collegamenti espliciti o implicite contrapposizioni e ci interrogheremo proponendo un punto di vista inedito: quello di giovani persone che si affacciano sul futuro.
Ogni copertina sarà il simbolo della soglia da attraversare per immergersi nella profondità e nella poliedricità del progetto. La fragile superficie da rompere per potersi avventurare nell’immaginazione iperconnessa dei designer.
SURFACE #8: La copertina
SCANDAL
Scandal è un progetto di autoritratti - tesi del Corso Triennale in Fotografia di IED Roma - dove il vissuto personale dell'autore Matteo Ribet influenza un immaginario distorto e grottesco volto a una rigenerazione personale e collettiva. Il tema è quello del Corpo preso in prestito dalla Biennale Danza 2023.
SURFACE #8: Il progetto
Il tema di questa copertina è preso in prestito dalla Biennale di Danza, Venezia 2023.
La Biennale Danza 2023 ha indagato gli "Stati di alterazione" del presente e le possibili visioni alternative che la cultura ci può offrire rispetto ai modelli imperanti. Una rassegna che nasce dalla visione del direttore artistico Wayne McGregor, che curerà la Biennale Danza anche nel 2024.
"La nostra consapevolezza nasce da un'impronta somatica, deriva in primo luogo dal corpo. Il corpo arriva alla mente e noi allora percepiamo le cose. L'immediatezza della danza sta nel fatto che tocca tutti i sensi in tempo reale e poi da quello si comincia a costruire i significati. E questo è meraviglioso, credo sia il trasferimento di energia più diretto che si trova nelle diverse forme d'arte".
A partire da questa consapevolezza abbiamo identificato nel lavoro di tesi del corso triennale in fotografia di IED Roma di Matteo Ribet l'ideale trasposizione in immagini del concetto di percezione del corpo e di costruzione dei significati ad esso associati sia in forma individuale che collettiva.
Tuttavia la scelta dell’immagine di copertina non è immediatamente riconducibile al corpo dell’artista - cosa che invece avviene nella serie completa da cui è tratta. Matteo si avvale della figura retorica dell'analogia associando e comparando sé stesso ad alcuni animali, in questo caso lo scorpione.
Matteo descrive così il suo lavoro, e in particolare l'immagine di copertina:
"Scandal è un progetto che evidenzia e ricerca alcuni temi del corpo che agiscono da punto cardine per l’espressione di identità personali e collettive. Attraverso spunti artistici, fotografici, scultorei e clinici provo ad analizzare i vari cambiamenti del corpo e le sue contemporanee manifestazioni “ibride” e nuove. Vedo dunque il corpo come un contenitore sociale, che come una tela segna e marca una traccia del cambiamento degli individui. Ho sempre avuto un’inclinazione verso la tematica dell’alterità, la quale spesso trova migliore soddisfazione nella vasta diversità che il regno animale ci offre, soprattutto per i suoi inaspettati “segni” camaleontici e mimetici che traccia istintivamente come testimonianza di vita e di sopravvivenza. Pertanto mi piace calarmi nelle vesti dello scorpione per via di alcuni suoi aspetti, come la sua capacità di resistere a varie densità di radiazioni paragonabili alle bombe atomiche, un aspetto che molto ironicamente riprende la tematica del trauma e della violenza subita sul mio corpo."
Scandal
Matteo prende ispirazione da artisti quali : il dadaista André Kertész e le deformazioni del corpo tramite specchi, Cindy Sherman e l’oggettificazione del corpo che si trasforma in manichino, il contemporaneo Igor Pisuk e il suo uso del corpo e dell’AI come strumenti per raccontare un mondo onirico profondamente disturbato e infine Catherine Opie e il suo attivismo queer che la porta a scalfire il suo pensiero artistico sulla pelle con lacerazioni e tagli.
" [...] la fotografia è il mezzo migliore che ho trovato per registrare le capacità del mio corpo d'essere tela, attore o scatola dei miei sentimenti e pensieri, un modo per attestare tutto ciò che provo dandogli la giusta dignità. Non cerco più un senso alle cose, ma registro, testimonio la mia esistenza, ma anche il mio continuo cambiamento che scombussola i miei pensieri ogni volta." Matteo Ribet