Data
19 novembre 2020
Interrogarsi sul futuro della moda, non solo sui principi di sostenibilità etica e ambientale nella creazione dei capi, ma su nuovi linguaggi e codici innovativi per realizzare e presentare le collezioni. È ciò che hanno fatto gli studenti del corso Triennale in Fashion Design di IED Torino con il progetto di tesi Re Union. In un anno accademico durante il quale il mondo sembra sospeso, l’accesso alla scuola, ai laboratori e alle sartorie reso per alcuni mesi impossibile dal distanziamento sociale, i ventiquattro giovani designer hanno sviluppato e finalizzato altrettante collezioni uomo/donna per la stagione autunno inverno puntando sul digitale e trasformando con un approccio creativo i limiti del lockdown in opportunità per sperimentare lontano da canoni tradizionali.
Nelle fasi preliminari della progettazione, iniziata prima della diffusione della pandemia, focus in classe, visite a stabilimenti produttivi e laboratori con esperti del settore hanno permesso di conoscere e interiorizzare differenti problematiche e soluzioni legate al tema della sostenibilità, che diviene, non più un obiettivo, ma presupposto e premessa per l’ideazione dei 25 outfit di ciascuna collezione. Con l’arrivo dell’inaspettata emergenza sanitaria e l’immediata conversione della didattica in modalità a distanza, gli studenti hanno appreso nuove forme di lavoro e trovato nel digitale la chiave per l’avanzamento dei progetti. Oltre al confronto costante con i docenti e la coordinatrice del corso Alessandra Montanaro, garantito da lezioni e revisioni da remoto, è stato fondamentale l’utilizzo di CLO3D, strumento innovativo nella prototipazione virtuale che rappresenta il futuro in ambito moda; il software ha infatti permesso di sviluppare a distanza modelli e prototipi in digitale, attraverso il collegamento da casa a macchine virtuali, e di simulare fedelmente vestibilità, ambientazioni e sfilate dei capi. Infine, collegati da remoto gli studenti hanno diretto foto e video shooting degli outfit – confezionati da Ilaria Turchetti, assistente del laboratorio di sartoria, e da Gianpiero Capitani, modellista sarto, con i tessuti messi a disposizione dalle aziende partner – guidando il set e indirizzando il lavoro di styling e scatto, secondo quanto progettato precedentemente insieme alle docenti IED Anna Neretto e Giorgia Mannavola.
È proprio questa centralità del digitale in ogni aspetto della progettazione, dallo sviluppo dei progetti fino alla loro rappresentazione e comunicazione, a innescare l’elaborazione di un codice ibrido e innovativo per presentarne i risultati: nel video show Re Union le riprese dei capi indossati dai modelli e le simulazioni di passerella di CLO3D si susseguono in un flusso ipnotico. La sperimentazione di un’inedita strada espressiva, che ha nei mezzi digitali scintilla e strumento, racconta la realtà di questo 2020 abbracciando le sfide di una quotidianità trasformata, ed elabora un linguaggio estetico capace di mettere in discussione il confine tra reale e virtuale, superandolo.
Complimenti ad Afra Alavioun, Ramona Ausino, Valentina Ballesio, Sofia Cagliero, Lucrezia Carbone, Marzia Casalotto Cossu, Noemi Coppola, Aminata Diop, Miriam Filippa, Gaia Fornasieri, Martina Gaggero, Francesca Gheller, Gaia Gramaglia, Letizia Guglielmino, Ilaria Malltezi, Elena Manenti, Giorgia Moschini, Elena Occhiena, Nuria Piccirillo, Elena Pistotti, Vittorio Rossi, Jessica Russo, Sara Salvio, Cristina Trigilia, diplomati del corso Triennale in Fashion Design a.a. 2019/20 IED Torino.
Ph. Jessica Russo, The Gaia Hypothesis, credits PEPE fotografia