Data

08 gennaio 2019

No gender: la moda che abbraccia l'individuo invece che il genere sessuale. La tendenza globale verso l'identità di genere non binario sta guidando la moda verso uno stile sincretico ed eclettico, dove l'individuo è libero di vestirsi come preferisce, senza limiti imposti dagli stereotipi di genere.

Gender fluid è un’espressione che indica il genere non binario, cioè l’identità di un individuo che non si riconosce in uno dei due sessi, il che non ha necessariamente a che vedere con il fatto di essere eterosessuale, omosessuale, bisessuale o altro, ma rappresenta la scelta deliberata di trascendere ogni differenza, distinzione e classificazione di genere. L’individuo agender è indefinito e cambia genere sessuale in modo “fluido”, a seconda dei propri desideri e delle proprie inclinazioni. Oggi uomo, domani forse donna, l’agender rifiuta di sentirsi classificato in un determinato genere sessuale.

Un genere senza genere, una forma senza forma. Non mi sento né uomo né donna o probabilmente mi sento tutti e due.

È una tendenza che nasce prevalentemente dalla scena artsy queer di San Francisco e non rappresenta una ribellione contro la biologia, semmai contro i limiti imposti dalla storia.

Nel corso del tempo il concetto di genere è stato utilizzato per definire e limitare le persone, dentro e fuori, dalla percezione di sé ai legami familiari, dai modelli di comportamento alle relazioni interpersonali.

Oggi affermatosi come movimento globale in termini di macrotendenza nel settore della moda, “no gender” rappresenta l’affermazione dell’assenza di genere, dove il focus è l’individuo, che deve potersi vestire come preferisce, senza le limitazioni imposte dagli stereotipi.

Il no gender non va confuso con l’abbigliamento “unisex”, che nasce invece da un concetto sviluppatosi negli anni Sessanta e Settanta, a seguito dell’emancipazione femminile e delle ribellioni antiborghesi, che vedeva nella condivisione dell’abbigliamento il modo di trovare un punto di unione tra i due sessi.

Per quanto riguarda gli sviluppi legati a questa tendenza, forse la migliore interpretazione è stata quella di Alessandro Michele per Gucci, attraverso uno stile che propone una moda sincretica ed eclettica, fatta di contaminazioni e di estremi estetici. Ovviamente non è l’unico, come dimostrano per esempio per le prossime stagioni anche TelfarEckhaus Latta, Vaquera e Art School London.

Applicazione a un caso specifico

Già nel 2015 la catena britannica di grandi magazzini Selfridges aveva lanciato “Agender Project”, un’iniziativa, durata un paio di mesi, durante la quale due piani dello store londinese erano stati destinati a collezioni accessibili sia a uomini che a donne. Lo scopo era far sì che tutte le persone potessero sentirsi libere di acquistare in base alla propria individualità piuttosto che in base al sesso.

In seguito, nel 2017, abbiamo visto l’iniziativa “Gender Neutral” dedicata ai più piccoli, e sempre a Londra il proprietario della famosa catena di grandi magazzini John Lewis ha stabilito che tutti i capi di abbigliamento per bambini e ragazzini fino a 14 anni  non dovessero più avere etichette diverse a seconda del sesso, ma l’univoca Boys&Girls e Girls&Boys.

Non ultima novità invece, prevista per gennaio 2019, l’introduzione del “Gender X” che sarà indicato sul certificato di nascita dei nuovi nati nello stato di New York. La riforma, decretata a grande maggioranza dal City Council, prevede quindi una terza possibilità di scelta per chi in età adulta non si sentirà né maschio né femmina o semplicemente non vorrà definirlo.

In che modo tutto questo influenzerà l’industria?

Secondo alcune ricerche e studi di settore emerge un incremento degli acquisti da parte dei teenager, sembra quindi che le ragazze e i ragazzi appartenenti alla Generation Z (cioè i nati tra il 1995 e il 2010) si sentano stretti nei confini delle distinzioni di genere. È la società fluida la nuova direzione socio-culturale della Generation Z.

Foto: HP Mars Home Planet


Alessandra Lanna

Alessandra Lanna ha studiato Design del Gioiello presso IED Roma e si è specializzata in Fashion Trend Forecasting presso il Central Saint Martins College of Art & Design di Londra. Nel 2000 si è trasferita a New York, dove ha lavorato per diversi anni. In Europa ha collaborato a trend book del settore e in seguito è stata chiamata come direttore creativo di un giovane brand italiano di accessori di pelletteria, cosa che l'ha portata a viaggiare per circa sette anni tra Italia e Cina. È ideatrice di Mia Inspirational Trend View e del magazine Mia Le Journal. Tiene diversi seminari sulle nuove tendenze della moda per Wella, inoltre disegna e realizza gioielli esclusivi rivolti a una clientela di lusso a Shanghai.

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