Lezioni di Design Thinking al Master di Interior Design con il coordinatore e docente Giorgio Grandi per capire più da vicino le caratteristiche di questa metodologia.
Data
01 giugno 2018
Lezioni di Design Thinking al Master di Interior Design con il coordinatore e docente Giorgio Grandi per capire più da vicino le caratteristiche di questa metodologia.
Pensare il progetto e progettare il pensiero. In questo slogan è racchiusa la metodologia che il coordinatore e docente del Master in Interior Design, Giorgio Grandi, architetto e interior designer, sviluppa e trasferisce ai suoi allievi durante il percorso formativo. Una metodologia che fonda le sue radici nel design thinking e che trova applicazione fin dai primi progetti sviluppati dagli studenti in collaborazione con le aziende.
In questa intervista, Giorgio Grandi ci spiega il valore di questo metodo e i risultati concreti che ne derivano.
1. Cosa significa progettare secondo il Design Thinking?
La metodologia del Design Thinking, che ho negli anni avvicinato e modellato all'Interior Design, è uno splendido strumento logico e organizzativo del pensiero creativo. Un percorso analitico, costruito su connessioni logiche, valutazioni critiche, indagini esplorative e osservazioni sul campo che ogni studente impara a condurre autonomamente. Il risultato di questo lavoro (che in aula chiamiamo “il rullo”) permette di sviluppare una visione di progetto di natura strategica, generata "attorno", "per " e “con” il cliente. Per questa edizione del Master 2018 abbiamo siglato una bellissima collaborazione con Adidas, brand sportivo leader nell’innovazione del prodotto e del servizio legato alla sport-experience. Proprio per Adidas, sulla base dell’attuale format di Store internazionale, gli studenti hanno generato una ricca e coinvolgente serie di momenti e aree esperienziali e sono riusciti a dimostrare, con grande soddisfazione del management di Adidas, come l’interior design possa davvero risolvere e cambiare la percezione, l’interazione e la veicolazione del servizio da parte dell’utente finale.
2. Come gli studenti si approcciano a questa metodologia e con quali strumenti?
Prima e durante la fase progettuale gli studenti sono coinvolti in lezioni, conferenze, visiting e lectures: una alternanza di contributi d’aula teorici e di contatti diretti con il settore di riferimento in grado di generare la stimolante situazione di un incubatore di visioni concrete e mirate.
Sempre per fare un esempio concreto, a supporto del progetto per Adidas gli studenti hanno incontrato professionisti, maestranze produttive, rappresentanti del settore e dell’azienda stessa nelle settimane intercorse tra il lancio del brief e la presentazione al cliente. Parallelamente hanno approfondito, guidati da diversi tutor di progetto, i principali tool creativi e professionali per la verifica in itinere del progetto e l'arricchimento semantico, tecnologico, etico e strategico dello stesso. Affrontare la complessità significa, infatti, saper frammentare e risolvere disciplinarmente diversi aspetti, per poi imparare a riunirli, finalizzarli e connetterli nella creazione finale di un valore distintivo qualificante per il progetto e per il professionista stesso.
3. Quali sono gli elementi differenzianti di questa metodologia?
La differenza reale e principale che questo metodo garantisce è la creazione di Vision progettuali mirate e verificate dall'interno del processo stesso di definizione del progetto, dei suoi perimetri di indagine e dei suoi strumenti creativi.
La messa a punto e l'esercizio di un sistema aperto di relazioni e contributi analitici di tipo collaborativo e cross-disciplinare, completa il senso innovativo di questo approccio didattico. Progettare esperienze, sintetizzare nuove visioni di servizio e generare nuovi scenari di interior design è, oggi, la sfida più alta di un professionista che voglia pensare, essere e progettare "la differenza".