Data

03 marzo 2025

Durante IED Factory 2025, 200 studentesse e studenti hanno lavorato con 9 artisti e professionisti internazionali per esplorare il ruolo che I’Intelligenza Artificiale assume nel processo artistico e creativo.

Dall’esplorazione della solitudine digitale, alla creazione di una popstar virtuale, fino alla rielaborazione dei rituali sacri e alla produzione di deepfake, i workshop di IED Factory 2025 hanno messo in discussione i limiti e le potenzialità della tecnologia. L’evento, culminato il 28 febbraio con un’esposizione aperta al pubblico, ha rivelato le tensioni tra umano e artificiale, il bisogno di un nuovo linguaggio visivo e sonoro, il ruolo dell’IA come strumento critico e di sperimentazione. IED Factory 2025 ha dimostrato che la Generazione Z non è passiva di fronte alle tecnologie emergenti, ma cerca di dominarne il linguaggio, trasformando le sue imperfezioni in nuove estetiche e le sue capacità predittive in materia creativa. La curatela artistica dell'edizione è stata affidata a Luca Longobardi, compositore, multi-media artist e docente IED Roma.

AI e solitudine digitale: corpi, identità e nuove forme di relazione

Il rapporto tra AI e solitudine digitale è stato uno dei temi centrali dell’evento. Diversi workshop hanno indagato come l’AI stia ridefinendo la percezione del sé e delle emozioni, esplorando la sensazione di alienazione legata ai mondi virtuali. Nel workshop In your absence il collettivo Field A1 ha ispezionato il concetto di identità sintetica attraverso un’installazione interattiva in cui avatar digitali replicano emozioni umane, svelando il contrasto tra il nostro sé pubblico e la realtà interiore.  L’installazione ha avuto il suo momento più intenso in una stanza in cui un MetaHuman virtuale interagiva con il pubblico: quando osservato, sorrideva; quando ignorato, piangeva. Un’immagine potente della dualità tra visibilità online e vulnerabilità nascosta. Il progetto ha dialogato con la performance Poetiche del corpo, curata da Ginevra Napoleoni, che ha raccontato il paradosso della connessione iper-tecnologica e dell'isolamento emotivo, a partire dai nostri corpi, che come bolle isolate nello spazio, si muovono al ritmo di un sentimento alienante divenendo una sorta di coro in loop. L'incontro con un avatar reattivo segnava il passaggio dalla solitudine individuale ad una connessione tecnologica, trasformando l'isolamento in un nuovo movimento interiore.

Deepfake, mondi sintetici e nuove narrazioni

I giovani creativi hanno indagato inoltre come l’AI non sia solo un mezzo per creare immagini, ma anche per distorcerle. Nel workshop Synthetic Overflow, Canio Salandra ha lavorato con studentesse e studenti sul potere dell’intelligenza artificiale nel generare narrazioni artificiali, creando una serie di immagini deepfake. L’obiettivo era quello di indagare il labile confine tra realtà e finzione, trasformando frammenti di immaginazione in foto realistiche di eventi e immagini. Ogni opera mette in discussione la nostra fiducia nelle immagini e il loro ruolo nella costruzione della memoria collettiva. In un'era di disinformazione e simulazione visiva, il progetto ha sollevato interrogativi sulla produzione e diffusione di contenuti generati dall'AI, stimolando uno sguardo critico sul modo in cui percepiamo la realtà.

Musica, glitch ed errori: quando l’AI genera nuove estetiche sonore

Durante IED Factory 2025, L’AI è stata utilizzata anche per ridefinire il linguaggio sonoro. Il gruppo di studentesse e studenti guidati da Benedetto Battipede ha dato vita a Zaya, una cantante virtuale sviluppata interamente con AI, il cui passato, stile musicale e strategia di marketing sono stati costruiti ad hoc. Il suo primo brano, "Maschere sull'Acqua", è una critica diretta al turismo "mordi e fuggiti", alla trasformazione di intere città in un palcoscenico per folle distratte. Nel workshop [IM]PERFECT.AI, Federico Coderoni ha ribaltato invece il concetto di perfezione digitale, trasformando glitch ed errori in possibilità creative.

AI e rituali contemporanei: rielaborare il sacro attraverso la tecnologia

L’AI è stata anche utilizzata per ridefinire il significato dei simboli collettivi. Benedikt Hartl, con la sua classe, ha reinterpretato artisticamente il significato del Giubileo in un contesto contemporaneo. Studentesse e studenti hanno sviluppato una posizione artistica che riflette sulle dimensioni spirituali, culturali e sociali dell'Anno Santo. Utilizzando strumenti di Intelligenza Artificiale e costruendo una narrazione sospesa tra realtà e finzione, ogni gruppo ha proposto una personale interpretazione del Giubileo, interrogando il suo ruolo nel mondo attuale.

AI e l’assenza di confini: il digitale come spazio di crescita

Non solo limiti e distorsioni, ma anche espansione, apertura e nuove possibilità: alcuni workshop hanno esplorato come l’AI possa generare connessioni inaspettate, abbattendo barriere e ridefinendo il concetto di identità e spazio. Nell’installazione Nodi di Sapere curata da Silvia De Gennaro, una stanza riempita da 400 palloncini bianchi ha trasformato il digitale in un’esperienza sensoriale, con proiezioni che evocano il tema della felicità, dell’assenza di confini e della crescita individuale e collettiva. Un linguaggio poetico che si contrappone alla visione spesso distopica dell’AI, e che mostra la positività della Generazione Z e per suo rapporto con la tecnologia, ribaltando gli stereotipi critici più diffusi. Nel workshop IED-un organismo interspecie, guidato da Viviana Gravano e Marco Loi, studentesse e studenti hanno ripensato ai luoghi come a organismi in continua trasformazione. Da questa esperienza è nata una Fanzine collettiva, che riflette sulle nuove forme di trasmissione del sapere, in particolare all'interno del contesto educativo.

 

L’iniziativa è parte di “Grand Tour AFAM”, finanziato dall’Unione europea Next Generation EU (NGEU) - per l’internazionalizzazione degli istituti di istruzione superiore artistica e musicale (AFAM) secondo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

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