Verso una nuova prospettiva del design degli spazi: esplorare infinite possibilità e trasformare lo spazio attraverso la metodologia innovativa del MA.DE.IN. Dal recupero degli ambienti deteriorati all'utilizzo creativo di materiali.
Data
07 febbraio 2018
Verso una nuova prospettiva del design degli spazi: esplorare infinite possibilità e trasformare lo spazio attraverso la metodologia innovativa del MA.DE.IN. Dal recupero degli ambienti deteriorati all'utilizzo creativo di materiali.
Quello che distingue la metodologia MA.DE.IN è l’offerta di infinite possibilità per costruire una narrativa dello spazio. Quest’articolo presenta una breve sintesi della procedura metodologica applicata nell’ambito del corso di Master in Design degli Spazi (MA.DE.IN) di IED Rio, creato da Josep Ferrando e coordinato da Ayara Mendo. Questa metodologia innovativa si serve di processi inventivi che nascono dalla stessa originalità degli ambienti e dei materiali, in modo da creare sistemi spaziali flessibili e multiscala.
Spazi trasformati dal clima, crepe apparenti e uno scenario di abbandono. Tutto ciò corrisponde alla metodologia, in cui il tempo può offrire infinite possibilità. Josep Ferrando, architetto catalano della ETSAB - Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Barcelona, ha sviluppato una nuova prospettiva per le scale in spazi apparentemente deteriorati. A elementi destinati a essere scartati può essere attribuito nuovo significato, sotto forma di un progetto architettonico, paesaggistico, di un’installazione o di design di interni e di prodotto. Gli effetti del tempo diventano il turning point per la ricerca del potenziale dei dettagli negli ambienti.
Pensare installazioni in multiscala, da un chicco di riso a blocchi di cemento, fa sì che tutti i materiali prescelti siano tesi al limite micro o macro, per risolvere il problema locale. In uno dei suoi lavori, Josep Ferrando ha tratto ispirazione da take del film Powers of ten (in italiano tradotto come Potenze di dieci; 1977), con dimensioni estese al massimo e all’infimo, riprodotte sullo schermo di un telefono cellulare.
Le procedure sinestetiche come questa, che modellano gli spazi architettonici pur preservandone l’essenza, offrono un intenso contatto con la materialità, la geometria, i sistemi flessibili e l’intuizione come parte dell’ispirazione. Cinque sono le parole-chiave che caratterizzano la metodologia MA.DE.IN: sistema, monomateriale, efficienza, multiscalarità e, infine, geometria.
La metodologia MA.DE.IN, che è la base del corso di Design degli spazi – coordinato presso IED Rio da Josep Ferrando e dalla professoressa Ayara Mendo, architetto urbanista spagnola e docente dell’Università Federale di Rio de Janeiro – ha, nelle sue caratteristiche distintive, una nuova visione del design e degli spazi.
Metodo dei poli contrastanti
L’intera proposta didattica del corso di Design degli spazi è caratterizzata dal confronto tra teoria e pratica, confronto foriero della divergenza tra due poli: materia e scala di rappresentazione. Assieme, formano una struttura solida e accattivante, e un’esperienza liberatoria in rapporto ai materiali, allo spazio più o meno deteriorato, alla luce e alle scale. Da tempo, Josep Ferrando coltiva una relazione speciale con la convergenza di due elementi: materialità e sistemi multiscalari. Negli ultimi anni, ha sviluppato qualcosa di unico nell’ambito della progettazione architettonica, creato partendo da un disegno di tipo multiscalare, in cui parte e tutto sono pensati simultaneamente. La sua esposizione presso il MAM Rio, “Matéria e Luz” (2015), era incentrata su una tematica ricorrente all’interno del MA.DE.IN – materialità e luce non si sostentano separatamente.
Nella sfera didattica, Ayara Mendo lancia l’interrogativo che serve da bussola alla prima parte delle lezioni di Design degli spazi: “Quale sistema è l’essenza del progetto?”. Durante la prima parte del corso, il brainstorming è dominato da questa domanda e, secondo la docente, costruire un sistema spaziale significa che la somma delle parti compone lo spazio. E questo stesso sistema rivela la possibilità di progettare in forme flessibili e ripetitive. Secondo Mendo, il medesimo pezzo può essere ripetuto, una misura può essere replicata e uno stesso meccanismo può essere oggetto di ripetizioni, tutte in scale diverse.
Questo rapporto non cartesiano introduce un elemento di libertà nella geometria spaziale. Anche al momento di concepire un’occupazione topografica, in cui la geometria è giocoforza presente, la flessibilità di scale inaugura un nuovo paradigma per la costruzione di un ambiente.
Un altro importante punto considerato è la materialità delle forme da lavorare. Il materiale è il personaggio che abita lo spazio e che, allo stesso tempo, lo definisce. L’obiettivo è scoprire qual è la capacità che tale materiale possiede di costruire lo spazio: con la sistematizzazione MA.DE.IN si cerca di svelare quali sono la sua attitudine o la sua personalità.
Oltre alla materialità delle forme e all’effetto della luce incidente, vi è poi la questione della materia prima e delle sue caratteristiche, derivanti dalla sua origine. Per costruire un sistema efficiente, è necessario comprenderne la forma: partendo dalle condizioni proprie della sua composizione materiale saranno esplorate le sue possibilità.
Nel quadro della metodologia MA.DE.IN ciò significa comprendere i processi sociali e industriali del materiale che determinano le misure, le forme o le caratteristiche meccaniche tipiche di ciascuna materia prima. “Studiare e testare in modo empirico le qualità e le caratteristiche della materia prima (meccanica, densità, peso, rigidità, resistenza alla trazione, caratteristiche acustiche, porosità ecc.)”, afferma Mendo.
Sistemi multiscalari e geometrici
I sistemi possono essere replicati e acquistano rinnovato significato negli ambienti deteriorati dall’azione del tempo. Le crepe, che in altre circostanze sarebbero rifiutate, diventano alleate nei progetti architettonici lanciati. La misura, la distanza e la geometria possono, analogamente, subire un’incessante ripetizione sotto forma di scala: “Il progetto deve mostrare i rapporti scalari, spaziali e temporali tra i fatti. Come rendere in scala il vuoto?”, si chiede Ayara Mendo.
L’idea è costituire uno spazio intrecciato ad altri spazi e, in questo modo, articolare tra loro le scale. I sistemi strutturali e costruttivi del progetto rispondono a una logica geometrica del sistema a spirale, sistema radiale o tangenziale, tra le tante declinazioni.
In questo modo, si vogliono incorporare al progetto le geometrie ereditate sul territorio e sul patrimonio preesistenti, affinché il progetto appartenga al luogo ma, specularmente, anche il luogo appartenga al progetto.
Autore: Marcello Maria Perongini